L’industria: il made in Italy non si può pagare così poco. “Pronti a rivedere i criteri per definire l’autenticità”

Questa volta l’allarme lo lanciano gli industriali, gli stessi che qualche anno fa non hanno certo disdegnato le politiche promozionali della grande distribuzione per vendere il loro olio d’oliva, magari proprio l’extravergine. Dal punto di vista la loro associazione, il problema è che le promozioni sono diventate strutturali «trasformando l’extra vergine in un prodotto civetta, messo sul mercato a poco prezzo, qualche euro, per attirare i consumatori. Questa gara al ribasso induce il consumatore a pensare che l’extra valga poco, quindi costi poco», denuncia Andrea Carrassi, direttore generale di Assitol, l’associazione di categoria.

Se così stanno le cose, allora, è chiaro che il prezzo al consumatore finale spesso non copra i costi di produzione, mettendo in seria difficoltà gli olivicoltori italiani. Ecco da Milano dove si sta svolgendo Olio Officina Festival, che celebra anche i 60 anni dalla nascita della definizione merceologica extravergine, gli industriali chiedono al governo di introdurre una norma che vieti le vendite sottocosto indiscriminate «perché il «ricorso selvaggio al sottocosto è una realtà sotto gli occhi di tutti».

Già ma allora quanto deve costare una bottiglia d’olio per evitare di distruggere la filiera? Secondo fonti Assitol il prezzo medio di un extra vergine 100% italiano non può scendere al di sotto dei cinque euro, quello del blend, cioè , vale a dire l’accostamento di oli diversi tra di loro per provenienza e gusto che danno vita ad un olio dal profilo unico e costante nel tempo, devono essere venduti ad un prezzo medio superiore ai tre euro. E anche l’olio d’oliva straniero non può essere pagato meno di 2 euro. Da qui la richiesta di intervento urgente delle istituzioni perché è vitale cambiare le regole definendo i tempi, la durata e i periodi dell’anno – preferibilmente limitati per Assitol – dove fare la promozione. In questa ottica, dal punto di vista degli industriali potrebbe trovare nuovo slancio l’idea di rivedere i parametri dell’extra vergine, inserendone di nuovi per rendere più oggettiva la valutazione dell’autenticità e genuinità del prodotto, e rendendo più stringenti i limiti dell’acidità. Anna Cane, presidente del settore Olio d’Oliva di Assitol però sottolinea che «una decisione così rilevante dovrà però essere condivisa e sostenuta da tutta la filiera».

L’appello è rivolto anche alla grande distribuzione visto che l’84% dei volumi di olio Extravergine (Evo) acquistati passa dalla Gdo mentre il 16% è costituito dagli altri canali compresa la vendita diretta. Quel che è certo è che il consumo dell’olio d’oliva extravergine abbia bisogno di essere stimolato. La settimana scorsa a Verona, durante Fieragricola, la ministra delle politiche agricole, Teresa Bellanova, ha presentato la campagna di comunicazione affidata ad Ismea, che prevede anche una webserie. L’appuntamento è servito anche per dare il punto sull’annata 2019 con una produzione stimata di 321 mila tonnellate (quasi il doppio del 2018) ma comunque inferiore alla media degli ultimi 10 anni. Ad oggi il paniere degli acquisti di Evo è costituito per l’85% da olio in bottiglia non a marchio Dop/igp solo l’1% è protetto da denominazioni. E domani a Verona, nel corso degli Evoo days, il forum dedicato a questa filiera si parlerà anche di come deve cambiare questo mondo per restare competitivo e creare valore.

Fonte: La Stampa

Si è svolto a Roma presso la sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, un incontro avente per oggetto i marchi collettivi di cui alla direttiva UE 2015/2436 sul ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri in materia di marchi d’impresa. Alla presenza dei rappresentanti dei vari consorzi di tutela dei principali prodotti italiani dop ed igp, i lavori sono stati presieduti dal dirigente del dipartimento delle Politiche competitive della qualità agroalimentare, dr. Luigi Polizzi.

Per la provincia di Ragusa hanno partecipato Enzo Cavallo, direttore del consorzio de tutela del formaggio ragusano dop e Giuseppe Arezzo, presidente del consorzio di tutela dell’olio dop montiblei, accompagnato da Umberto Godano. Nel corso dell’incontro si è parlato della utilità dei marchi la cui richiesta o riconferma dovrà avvenire entro il prossimo 23 marzo così come disposto dalla circolare del Ministero dello Sviluppo Economico n.607 del 30 luglio.

Una scadenza che interessa tutti i marchi collettivi registrati con la precedente normativa che dovranno, entro tale termine, presentare istanza di conversione, pena la decadenza. Per tutto questo, sono state fornite le indicazioni relative alle procedure da seguire. E’ seguito quindi un ampio dibattito a conclusione del quale, da parte degli esperti relatori, sono stati forniti i chiarimenti, da più parti sollecitati, che si renderanno certamente utili per una corretta interpretazione ed applicazione delle disposizioni presentate.

L’incontro è stato dedicato inoltre all’approfondimento del portale delle dop ed igp d’Italia e dell’app “dop igp qualità nei territori”: strumenti veramente importanti per una promozione innovativa di straordinaria importanza per la conoscenza dei prodotti agroalimentari di qualità e della loro origine a testimonianza del loro legame ai vai territori di provenienza.

Certificate e fuori dubbio le qualità nutrizionali e salutistiche dell’olio s’oliva la conferenza nazionale a chiusura del progetto ‘Aristoil’- P.O. Interreg Med 2014-2020 ha avuto un ‘taglio’ sulle strategie da seguire per la produzione degli oli salutistici. In tal senso sono state illuminati le relazioni di Andrea Giomo, docente di analisi sensoriale dell’Università delle Marche e di Raffaele Sacchi, professore ordinario di Industrie Agrarie all’Università Federico II di Napoli che hanno ‘segnato’ gli sviluppi di un mercato che lotta per non essere inglobato dalle grandi potenze mondiali come la Cina.

Andrea Giomo ha affermato che la ‘qualità dell’olio siciliano è superiore a qualsiasi altro’ ma che bisogna farsi trovare pronti alla sfida mondiale dei mercati coniugando “reputazione, trasparenza e qualità per migliorare la competitività dell’olio valorizzando le sue proprietà salutistiche e nutrizionali, trasferendo alla filiera le innovazioni tecnologiche frutto della ricerca e applicando nuove tecniche di marketing”.

“C’è bisogno di un grande lavoro corale – ha aggiunto il docente – per non farsi tritolare dalla concorrenza”.
In un crescendo di interesse del vasto uditorio presente il professor Raffaele Sacchi ha puntato sulla transdisciplinarità per la risoluzione delle problematiche complesse che caratterizzano il settore olivicolo oleario che in ambito scientifico è concepita come lo stadio più elevato di integrazione tra discipline in cui le relazioni hanno luogo all’interno di un sistema senza frontiere stabili tra le materie stesse quali le tecnologie alimentari, l’arboricoltura, la chimica degli alimenti, la chimica farmaceutica, l’analisi sensoriale, il marketing e il neuro-marketing, l’economia agraria, le scienze mediche, l’ingegneria meccanica ed informatica, il diritto agrario, agroalimentare e tributario.

La transdisciplinarità è dunque quello spazio intellettuale dove le connessioni tra diversi argomenti isolati possono essere esplorate per superare l’attuale frammentazione della conoscenza, principale ostacolo al progresso e al cambiamento nella filiera olivicolo olearia.
Il dirigente medico dell’Asp 7 Vito Perremuto si è soffermato sugli effetti salutistici dell’olio evo ponendo l’accento sul fatto che ‘l’olio nutre e cura”, mentre, l’assaggiatrice di olio Maria Paola Consolini ha elencato le buone prassi per pervenire ad una buona qualità della produzione.

La conferenza nazionale aperta dai saluti istituzionali del commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, Salvatore Piazza, dal presidente di Svimed onlus Giovanni Iacono, dal sindaco di Chiaramonte Gulfi Sebastiano Gulfi e dall’assessore allo Sviluppo Economico del comune di Scicli Emilia Arrabito si è chiusa con una tavola rotonda coordinata dall’agronomo capo panel Giuseppe Cicero sul domani dell’olio evo: dal Cluster alla produzione innovativa cui hanno preso parte Michele Riccobono, responsabile dell’organismo di controllo di Irvo Sicilia, Giuseppe Arezzo, presidente del consorzio dop Monti Iblei, Vittorio Sartorio, delegato di Ragusa dell’Accademia Italiana della Cucina e Enzo Cavallo direttore del Diprosilac. Sulla ‘mission’ del progetto Aristoil e sui risultati ottenuti hanno relazionato il coordinatore Giuseppe Cianciolo e Gianna Dimartino del servizio Politiche Comunitarie del Libero Consorzio che hanno preannunciato la costituzione del ‘cluster Aristoil’ nonché dei prossimi passi del network con la possibilità di progettare una piattaforma a servizio dei produttori e consumatori, come strumento di scambio di know how e a supporto del percorso di indicazione del claim salutistico.

Fonte Ragusa Oggi

L’olio d’oliva non è tutto uguale ed è non solo utile, ma necessario, conoscerne classificazione e differenze. L’olio di oliva è una risorsa indispensabile per la nostra alimentazione. Quasi tutto quello in commercio proviene dal grande bacino dei Paesi del Mar Mediterraneo. Spagna, Italia, Grecia, Tunisia sono tra i maggiori produttori, come vi abbiamo già raccontato nell’articolo “Olio di oliva italiano: una eccellenza da difendere e da valorizzare“.

Ma quante tipologie di olio di oliva esistono in commercio? E come si fa a scegliere l’olio d’oliva più adatto alle nostre esigenze? Per una alimentazione sana e sicura, è sempre necessario acquistare un olio con il marchio a denominazione di origine protetta (Dop) o a indicazione di origine protetta (Igp)?

Per rispondere a queste domande dobbiamo prima approfondire la classificazione dell’olio d’oliva, secondo la legislazione vigente in Italia e in Europa. Per comprendere classificazione e differenze dell’olio di oliva, si deve sapere che non è tutto prodotto nello stesso modo. Tre sono infatti i metodi di produzione dell’olio di oliva, che in base a questi metodi, viene classificato in olio di oliva ottenuto da spremitura meccanica, olio di oliva raffinato e olio da sansa di olive.

Di tutti gli oli di oliva prodotti, solo 4 sono presenti in commercio: l’olio extravergine di oliva, l’olio vergine di oliva, l’olio di oliva e l’olio di sansa di olive.

OLI DI OLIVA OTTENUTI DA SPREMITURA MECCANICA

Agli oli di oliva ottenuti da spremitura meccanica appartengono tre tipologie di olio: l’extravergine, il vergine e l’olio di oliva vergine lampante. Per spremitura meccanica si intende un metodo di estrazione naturale dell’olio dalle olive che non prevede l’uso di sostanze chimiche per estrarre l’olio. L’olio di oliva si intende “estratto a freddo” quando la temperatura, durante il processo di estrazione e lavorazione, non supera i 27 gradi centigradi. Il controllo della temperatura è fondamentale per evitare che l’olio perda alcune caratteristiche organolettiche sinonimo di qualità, come il fruttato e il vegetale.

Olio extravergine di oliva

Chiamato anche olio “Evo”, l’olio extravergine di oliva è l’olio migliore che si possa acquistare, sia da un punto di vista organolettico, sia salutistico. E’ anche il prodotto più caro. L’olio extravergine di oliva si ottiene dalla spremitura delle olive fresche, mediante procedimenti meccanici o fisici (pressione o centrifuga). Ha una acidità libera uguale o inferiore allo 0,8%: significa che su cento grammi di olio contiene 0,8 grammi di acido oleico. L’acidità viene misurata con strumenti chimici di laboratorio. Minore è l’acidità e più è alta la qualità del prodotto. Per classificare un olio d’oliva come extravergine, bisogna sottoporlo a esami organolettici (panel test).

Per poter superare l’esame organolettico, l’olio di oliva deve avere precise caratteristiche olfattive: fruttato (leggero, medio, intenso), deve avere un gusto amaro e piccante. E non deve avere difetti (la mediana dei difetti deve essere pari a zero). I principali difetti dell’olio di oliva sono il rancido, il riscaldo, l’avvinato, la morchia, la muffa. Dipendono da diversi fattori, che sono legati principalmente alla qualità delle olive, alle modalità e ai tempi della raccolta. Ma anche alla lavorazione nel frantoio e alla conservazione.

Olio extravergine Igp

L’olio extravergine Dop o Igp

L’olio extravergine di oliva può avere diversi marchi di qualità: Dop, Igp o Biologico, che sono sinonimo di un olio di qualità superiore. In genere, un olio con il marchio a denominazione di origine ha una acidità compresa tra lo 0,2% e lo 0,3%. La legge non obbliga i produttori a indicare il livello di acidità in etichetta. Chi sceglie di indicarla, può indicare solo l’acidità massima prevista alla data del termine minimo di conservazione. L’indicazione dell’acidità deve essere accompagnata da altre indicazioni. Indice di perossidi (deve essere più basso possibile; il limite massimo per l’extra vergine è di 20 milliequivalenti di ossigeno attivo per chilo), tenore in cere e assorbimento della luce ultravioletta (parametro “delta k”).

Olio d’oliva vergine

E’ un olio commercializzato ed è ottenuto dalla spremitura delle olive con procedimenti meccanici o fisici. La sua acidità libera (grammi di acido oleico per cento grammi di olio) non deve superare il 2%. Presenta lievi difetti all’esame organolettico (panel test). La mediana dei difetti deve essere superiore a zero oppure pari a 3,5. La mediana del fruttato è pari a zero. L’olio di oliva vergine è una delle tipologie di olio che possono essere vendute, ma di fatto è quasi assente dagli scaffali dei supermercati. Un peccato, perché sarebbe un olio molto adatto ad essere usato in cottura.

Olio di oliva vergine lampante

Ottenuto dalla spremitura delle olive, ha un’acidità libera superiore al 2%. Non ha caratteristiche idonee al consumo ma è destinato alla raffinazione. Possiede difetti evidenti, sapore e odore sgradevoli. Per questo motivo, deve essere trattato chimicamente, a livello industriale, per eliminare i difetti organolettici. E’ ottenuto da olive di qualità molto bassa o scadente.

Olive appena raccolte, pronte per la frangitura

Olive nere italiane

OLI DI OLIVA RAFFINATI

Nella classificazione merceologica dell’olio di oliva ci sono poi gli oli di oliva raffinati. Questi oli sono estratti nel corso di un processo industriale in cui si utilizzano sostanze chimiche e solventi. Successivamente, vengono trattati chimicamente. Per questo si parla di oli “raffinati” o “rettificati”, cioè trattati in modo da correggere o limitare i difetti: acidità eccessiva, difetto di rancido, colore e odori sgradevoli. Questi oli possono essere ammessi al consumo alimentare umano solo dopo avere subito un procedimento chimico di raffinazione che comprende decolorazione, deodorazione e deacidificazione.

Olio di oliva raffinato

Deriva dalla lavorazione industriale degli oli di oliva vergini lampanti, che vengono sottoposti a processi di deodorazione, deacidificazione, decolorazione. E’ un olio incolore, inodore e insapore. La sua acidità libera può essere uguale o inferiore allo 0,3%. Non è commercializzabile. Dall’olio di oliva raffinato, miscelato con l’olio di oliva vergine, si ottiene l’olio di oliva che trovate in commercio.

Olio di oliva San Giorgio

Olio di oliva San Giorgio

Olio di oliva

L’olio di oliva non va confuso con l’olio extravergine di oliva. Esso deriva dall’unione tra olio di oliva raffinato e olio di oliva vergine (non lampante). Si può commercializzare. In altre parole, è un mix tra un olio vergine e un olio che ha subito un processo chimico di correzione dei difetti (chimici e organolettici). L’acidità è uguale o inferiore a 1%. Solitamente, l’olio vergine viene aggiunto all’olio di oliva raffinato fino a che non si ottengono nuovamente i colori, gli odori e i sapori desiderati.

La legge non prescrive l’indicazione della percentuale minima di olio vergine (o anche di olio extra vergine) che viene aggiunto all’olio raffinato. Solitamente, questa percentuale è compresa tra il 5% e l’ 8% (ciò significa che il resto è olio raffinato). Ma i migliori oli di oliva arrivano anche al 30%. In etichetta compare l’indicazione “miscela di oli di oliva raffinati e di oli di oliva vergini”. L’olio di oliva viene usato dalle aziende a livello industriale per la conservazione degli alimenti sottolio: verdure, tonno, etc. L’olio di oliva è adatto a essere usato come olio per fritture. Questo perché contiene un’alta percentuale di grassi monoinsaturi, che sono più stabili ad alte temperature.

OLIO DI SANSA DI OLIVE

Ancora, la classificazione dell’olio di oliva comprende la sansa. Un composto ottenuto dal residuo secco della spremitura delle olive in frantoio. La sansa è composta da bucce, polpa e noccioli pressati. E’ un prodotto secondario nella lavorazione delle olive, che contiene una percentuale di olio compresa tra il 3% e il 6%. Questo residuo di olio viene estratto mescolando la sansa essiccata con un solvente (esano), che scioglie l’olio contenuto all’interno dei residui di spremitura. ll solvente viene separato per distillazione e l’olio viene sottoposto a processi di raffinazione per correggerne i difetti.

La legge europea consente di commercializzare l’olio di sansa solo dopo opportuni processi di lavorazione. Quindi, l’olio di sansa attraversa tre fasi di lavorazione, per arrivare all’ultima fase, che lo rende adatto al consumo. L’olio di sansa trova applicazione anche nell’industria della cosmesi e la sansa esausta può essere usata come combustibile (pellet) o come fertilizzante in agricoltura.

Olio di sansa di oliva greggio

Ottenuto dalla sansa di oliva mediante processi chimici che estraggono l’olio, grazie a solventi, distillazioni e lavaggi. Non è un olio commercializzabile né commestibile, ma deve essere raffinato.

Olio di sansa di oliva raffinato

Si ottiene dall’olio di sansa greggio che viene sottoposto a processo di raffinazione. L’acidità è uguale o inferiore allo 0,3%. Non è commercializzabile e non è commestibile.

Olio di sansa di oliva

Deriva dall’unione tra olio di sansa di oliva raffinato e l’olio di oliva vergine. Può essere commercializzato. L’acidità è uguale o inferiore all’1%. Possiede un elevato punto di fumo, che gli consente di resistere alle alte temperature. L’olio di sansa di oliva è, quindi, adatto alla frittura degli alimenti. La sua acidità gli consente di sopportare meglio di altri oli (come l’extravergine) le fritture prolungate.

Fonte : https://www.sicilianicreativiincucina.it/olio-di-oliva-classificazione-e-differenze-ecco-perche-non-e-tutto-uguale

Chi, da piccolo (e non solo), non ha mai gustato una fetta di pane e olio? L’accoppiata è perfetta per uno spuntino dal sapore d’altri tempi, ben diversa da quello che oggi i più bambini sono abituati a mangiare a merenda.

Quando poi l’olio è genuino, magari anche prodotto localmente, e il pane lo è altrettanto, allora perché non abbandonare patatine, dolciumi e cibi ricchi di conservanti in favore di una pausa più sana ma ugualmente gustosa?

Se lo sono sicuramente chiesto a Stella Cilento, piccolo comune campano di circa 700 abitanti nella Provincia di Salerno, immerso nelle meraviglie del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Una zona che, nel corso degli anni, ha fatto della riscoperta del cibo sano, “slow” e della Dieta Mediterranea veri e propri marchi di riconoscimento, promuovendo iniziative e prodotti di prima qualità in nome di alimentazione e stili di vita sani.

Così, nelle scuole del piccolo paese campano, le mamme degli alunni hanno deciso di dire addio alle merendine preconfezionate, e di offrire ai bambini il famigerato pane e olio. Prodotti, per giunta, a chilometro zero, visto che per questa iniziativa l’amministrazione comunale ha deciso di coinvolgere aziende agricole e frantoi locali.

Il prezioso nettare extravergine, infatti, è stato originato da olive raccolte direttamente dai bambini, che hanno potuto toccare con mano ciò che in un secondo momento hanno gustato. Il pane, inoltre, è prodotto con grani cilentani, nel pieno rispetto delle tradizioni locali.

Il successo dell’iniziativa è stato enorme, sia tra i bambini che tra gli insegnanti e i genitori. L’auspicio è che l’esempio di Stella Cilento possa essere preso in considerazione anche da altre realtà locali, in nome di una salutare riscoperta della genuinità.

Un tuffo nel passato, dunque, ma proiettato nel futuro e nella necessità di sensibilizzare tutti a praticare una giusta dieta, che possa farci vivere meglio.

L’olio extravergine d’oliva è un superfood. Così lo ha classificato la FDA (Food and Drug Admnistration, ente governativo americano) per i suoi “super poteri medicamentosi”. E quindi prezioso per la salute.

La ricerca italiana
Secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Gastroenterology, sostenuta dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) e condotta da Antonio Moschetta, professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari con il suo team di ricercatori, l’olio extravergine d’oliva possiede proprietà benefiche per la salute e in particolare aiuta a prevenire e combattere il cancro all’intestino. Merito dell’acido oleico, di cui ne è ricco, che ha la capacità di regolare la proliferazione cellulare.

In laboratorio, dopo aver simulato geni alterati e infiammazione intestinale, gli scienziati hanno scoperto che una dieta ricca di acido oleico svolge un’azione preventiva sull’intestino, proteggendolo dai tumori.

In Italia il consumo è quotidiano
L’Italia è tra i primi Paesi in Europa in cui quasi 3,5 milioni di individui hanno superato una diagnosi di tumore e aumentato l’aspettativa di vita di 5 anni rispetto al quinquennio precedente, per merito, anche, di un consumo giornaliero di olio di oliva extravergine.

Fonti: https://www.bimbisaniebelli.it/mamma/dieta-mamma/olio-extravergine-doliva-piu-prezioso-delloro-per-la-salute-48531

E’ iniziata la campagna olearia siciliana e ci sono due dati certi: qualità e quantità saranno migliori dell’anno scorso che è stata una delle peggiori annate di sempre. Insomma, annata 2019 in chiaro scuro per l’olio extravergine di oliva siciliano tra prezzo ancora incerto e produzione maggiore dell’anno scorso ma sotto la media.

Per quanto riguarda i prezzi secondo la rilevazione di Ismea del 12 novembre la quotazione dell’olio extravergine di oliva era di 5,15 euro al chilo a Palermo e Trapani, poco pù alta la quotazione della Dop – Valli Trapanesi (5,25 €/kg) e la Dop – Val di Mazara (5,33 €/kg) mentre la Dop Monti Iblei arriva a 7,90 euro. Ma ci sono realtà dell’entroterra siciliano dove l’olio extravergine di oliva si vende sfuso anche a 6,5-7 euro al chilo.

“La produzione stimata nella provincia di Palermo è del 30% superiore a quella dell’annata 2018, che era stata una delle peggiori della storia. Questo 30% in più quindi non può farci sorridere perché la produzione resta ben al di sotto di quella media”, afferma Gino Provenzano presidente Gie Olio CIA Sicilia (Gruppo interesse economico). L’andamento è simile in tutta la Sicilia dove si prevede una produzione in crescita del 35% rispetto all’anno scorso con una produzione totale di 24 mila tonnellate che comunque rimane al di sotto delle annate migliori di quasi la metà. A rendere l’annata non eccezionale sono stati soprattutto lo scirocco e l’eccessiva umidità.

“Questo piccolo incremento di produzione rispetto all’anno scorso – prosegue Provenzano – non può giustificare i prezzi che restano sempre bassi rispetto ai costi sostenuti. Il problema, così come si ripete ogni anno in questo periodo di raccolta, è l’ingresso incontrollato di prodotto estero che riempie i silos e ‘droga’ il mercato. C’è anche chi fa terrorismo psicologico, annunciando per gennaio un crollo dei prezzi fino a 3,50 euro al chilo. Grossisti e grosse imprese che giocano sulla pelle di noi piccoli produttori che, davanti a una prospettiva del genere, possono cedere e scegliere di sbarazzarsi subito del loro prodotto di fatto svendendolo. Occorre controllare le importazioni e soprattutto serrare i controlli su ciò che viene venduto nella grande distribuzione: non si può permettere di vendere olio extravergine a 2,50-30 euro a bottiglia, non è possibile produrre evo e vendere a quel prezzo, comprese le spese di imbottigliamento”. Insomma, la questione dell’olio extravergine di oliva siciliano e del suoi prezzo rimane sempre uno dei problemi del mercato.

“Nonostante una buona ripresa produttiva ed una qualità eccellente del prodotto, il mercato dell’olio quest’anno ancora non decolla: gli acquirenti aspettano affinché il prezzo dell’extravergine italiano arrivi quasi al livello di quello spagnolo, le cisterne si riempiono e chi ne paga le conseguenze sono come al solito i produttori ed i frantoiani”. Con queste parole il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, ed il Presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo, esprimono grande preoccupazione per la situazione che vive il mercato dell’olio in Italia nel momento più importante dell’anno per centinaia di migliaia di produttori che vorrebbero raccogliere il frutto del duro lavoro portato avanti in questi mesi. “I produttori e i frantoiani continuano a rappresentare l’anello debole della catena e questi comportamenti di certo non agevolano la ripartizione del valore tra tutti i protagonisti della filiera – hanno rimarcato Scanavino e Sicolo – Vendere un prodotto d’eccellenza ad un prezzo stracciato significa non rientrare nemmeno delle spese sostenute dagli agricoltori per lavorare i terreni, curare le piante e irrigare. Dopo la disastrosa annata passata, la peggiore di sempre, questa bolla commerciale metterebbe definitivamente in ginocchio migliaia di famiglie ed un intero settore simbolo del Made in Italy – hanno concluso Scanavino e Sicolo – Per questo auspichiamo una ripresa delle contrattazioni per evitare il naufragio della campagna olivicola e porre rimedio a questa situazione prima che sia troppo tardi”.

Secondo il “Frantoio Italia: Report n. 17/2019: dati al 1° ottobre 2019 delle giacenze oli detenuti in Italia” del Ministero delle Politiche agricole ci sono 42.079 tonnellate di olio italiano in giacenza, cioè olio prodotto nel 2018. Il 31 ottobre 2019 questa giacenza era salita a 44.245 tonnellate (quindi aumentata con la produzione di olio nuovo) di cui 6.892 tonnellate in Sicilia. La giacenza e la maggiore offerta di olio siciliano però non dovrebbero far abbassare il prezzo in quanto dovrebbe esserci minore importazione dell’estero.

A livello nazionale si prevede una produzione tra 315.000 tonnellate di olio (dati Coldiretti) e 330.000 tonnellate (dati Cia), sicuramente superiore rispetto alle 172.000 tonnellate prodotte nel 2018 (dati Ismea – Agea). Ancora sotto però la media itaiana che si attesta tra 450 mila e 550 mila tonnellate all’anno.

Articolo pubblicato da SiciliaAgricoltura

Imagazzini di stoccaggio in Puglia sono pieni di 9,3 milioni di chili di olio extravergine d’oliva straniero con un aumento di quasi il 10% rispetto a dicembre dello scorso anno. É quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia su dati del Ministero delle Politiche Agricole in relazione ai prezzi in caduta libera dei prezzi dell’oro verde che stanno mettendo in ginocchio la produzione regionale, proprio nell’annata della ripresa dopo il crollo fino all’85% della produzione olearia registrato nel 2018 a causa delle gelate.

«Dall’anello più debole della catena fino alla trasformazione, tutta la filiera dell’olio è strozzata da pratiche commerciali che hanno fatto crollare del 40% il prezzo dell’olio. L’invasione di olio d’oliva spagnolo con le importazioni che nel 2019 crescono in quantità del 48% non fanno che aggravare la situazione con gravi ripercussioni sul mercato e sull’Uliveto Italia», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

«Le speculazioni in campagna vanno stanate sui banchi di vendita al consumo. In una bottiglia di olio venduta sugli scaffali della grande distribuzione a 2/3 euro è impossibile sia contenuto olio extravergine di oliva perché non coprono neanche i costi di produzione. L’olio extravergine di oliva made in Italy non può essere venduto a meno di 7-8 euro al litro allo scaffale. Bisogna guardare con più attenzione le etichette, acquistare oli sulla cui etichetta è esplicitamente indicato che siano stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente da aziende olivicole e frantoiani che fanno della tracciabilità il fiore all’occhiello aziendale», aggiunge il presidente Muraglia.

Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – aggiunge Coldiretti Puglia – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva.

Per questo serve intensificare l’attività di controllo e vigilanza anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati ma è anche necessario al più presto il recepimento della direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 – continua Coldiretti – per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori.

Occorre approvare la proposta di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, perché i contratti tra gli attori che operano lungo le filiere del cibo sono presupposto di valore per le produzioni locali, di remunerazione dignitosa per gli imprenditori agricoli e di qualità per i consumatori.

A favorire gli arrivi di olio straniero dall’estero è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denuncia Coldiretti – è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

Ma c’è poca chiarezza anche nei ristoranti dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti in una situazione in cui nei locali – conclude Coldiretti – è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161 che prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto.

Sarà presentato a Roma, giovedì 12 dicembre alle 18, presso l’Hotel Quirinale, l’Atlante Qualivita Food, Wine & Spirits 2020, l’esclusiva pubblicazione dedicata ai prodotti agroalimentari e vitivinicoli italiani Dop, Igp, Stg italiani, e alle bevande spiritose Ig nazionali, edita per la prima volta a cura dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. L’iniziativa vedrà la partecipazione della ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova e dei principali attori del settore delle Dop Igp.

Tra questi anche l’olio Dop Monti Iblei che, quindi, sarà contemplato dalla prestigiosa pubblicazione. Sarà il presidente del consorzio, Giuseppe Arezzo, a rappresentare a Roma la Dop che, dunque, è stata meritevole di essere menzionata nel contesto dell’Atlante Qualivita.

“Per la nostra produzione – afferma Arezzo – ancora uno straordinario riconoscimento che ne consentirà di porre in evidenza tutte le qualità organolettiche e il suggestivo sapore che, da sempre, ne costituiscono uno dei fiori all’occhiello. La serata si concluderà, poi, con un appuntamento speciale che ci permetterà di fare degustare ai partecipanti la bontà del nostro olio.

Ci siamo organizzati lungo questa direzione per cercare di stupire il palato di tutti i partecipanti all’evento. E’ una vetrina davvero straordinaria quella di cui ci apprestiamo ad essere tra i co-protagonisti che ci aiuterà a lanciare ancora meglio l’immagine dell’olio Dop Monti Iblei”.